E arrivò la sessione d'esami, sgombrato il campo dalle materie chimiche e in matematica un culo folle, veloce e giusto come un treno (dell'epoca, 1956) tanto che arrivò un 30, poi c'era finalmente il momento della FISICA con tanto di compito scritto uguale per TUTTI, scienze naturali, chimici, biologi e via raccontando, cambiava la griglia, ad esempio per i chimici per l'accesso all'orale BASTAVA un 8 su 30...
E così arrivò il giorno, aprirono l'aula magna, bella, solenne, fatta tutta a scalini e i vari strati concentrici, il sorteggio del tema (tanto le malelingue avevano detto che le tre buste eran tutte uguali) e la lettura: determinare la velocità di fuga di una astronave dall'atmosfera terrestre...
(1956... 1969 giugno si va sulla luna, era appena nato il secondo figlio, almeno stavo sveglio con un motivo, toccava a me, mia moglie stava finendo gli esami universitari...).
Mi sembrò tutto piuttosto facile, giocando su energia cinetica e gravitazionale....
E in effetti era andata bene, c'era stata qualche imperfezione comunque era il settimo risultato a partire da sopra, 23/30.
Poi arrivò l'orale, seconda legge della dinamica, seconda legge della dinamica? pronta risposta: f = ma, NO! e su quel no arrivò la tragedia, annullate le centinaia di pagine del Rostagni, arzigogoli mentali, non ci fu nulla da fare. Il prof mi risparmiò di chiedermi chi avesse fatto il compito che avevo consegnato, finì con un esplicito 12/30 e cominciò un incubo.
Certo non c'erano problemi, cominciava il secondo anno e poi Fisica 2 lo potevo dare anche senza Fisica 1 e in effetti diedi anche quasi tutti gli esami del secondo anno, la media in fondo, per Trieste era decente, attorno a 25. A Trieste i voti del biennio non c'entravano con il voto finale di laurea ed ero il quarto da sopra su 22 ma ormai ero in rigetto...
Si cominciò a parlare di cambiare Università, a Bologna c'era Chimica Industriale, uno dei pochi amici ci andava, lui stava economicamente meglio di me, io avevo una mia zia a 40 km, l'adorata Carolina, sorella di mia madre...(e mia madre, lo scoprii anni dopo, ci investì tutto quel poco di dote che era saltata fuori dalla liquidazione delle partite fra fratelli e sorelle alla morte dei nonni e successiva divisione dei due poderi. Secondo gli usi di Romagna a mia madre e sua sorella, la mia zietta, toccò quasi niente)
E allora Bologna, e FISICA? un secondo tentativo a Trieste era finito male di nuovo, così a Bologna provai con tanta fifa e, per fortuna, incontrai un prof molto buono che alla fine mi regalò uno striminzito 20, nonostante "f = ma" continuasse a non andare bene.
Passarono gli anni, oltre dieci, ormai avevo la cattedra in un grande Istituto Comunale a Bologna, 3000 studenti, qualche cento prof, istituto pofessionale, tecnico industriale, serale... Per integrare la busta paga insegnavo anche di sera, 22 ore di giorno, 6 di sera, si riusciva a pagare l'affitto e tutto il resto, compresa la vecchia 1100 a coda corta...
Bologna, ITIAV. Dall'alto.
Una sera stavo illustrando la Fisica, zona DINAMICA, così scrissi sulla lavagna la risaputa formula "f = ma" e la guardai sorpreso, qualcosa non tornava, il prof che era dentro di me corresse subito, scusate manca il segno di VETTORE, perché ... Perché finalmente capii, sopra la "f" e la "a" ci andava il trattino perché non bastava il "quanto" ma anche il "verso"!