giovedì 23 giugno 2016

DIETA


Capita che ti ricapita sotto gli occhi una foto dimenticata e il giovanotto dall'aria sportivo-atletica con al fianco una signora dalla sottana lunga e anche lei in bici sono il sottoscritto e l'amata-odiata madre. Siamo un po' di anni fa (1954-55), probabilmente io sui 17/18 anni e mia madre 24 di più, il luogo è BARCOLA che a Trieste significa mare, costiera, uno stradone che corre da Trieste verso Sistiana e poi oltre fino al passo dei Lupi di Toscana, quando finalmente si rientrava, allora, in terra d'Italia.
 
E questo che c'entra con il titolo? C'entra, fra quel giovanottino e il sottoscritto ci sono una ventina di chili di differenza, un paio sono giustificati dal rimpiazzo (pesa di più, madre natura è risparmina) di un pezzo di gamba qualche anno dopo, ma il resto sono merito e colpa personale e il frutto degli ultimi otto anni, da quando cioè non giro più per capannoni a diffondere ordini, risate e imprecazioni, magari sostituendo a maneggiare sacchi qualche assente più o meno giustificato. E allora mi son chiesto come intervenire: visto che con il moto non è molto possibile debbo intervenire con la dieta e, mi son ancor detto, quale miglior dieta di quella dei miei lontani anni adolescenti e spartani?
 
Già, come si mangiava in casa Cremonini negli anni 1950-1960... In questo i miei ricordi sono precisi visto che ero io che mia madre spediva nei due/tre negozi di quella via Parini in cui abitavamo: 1 kg e mezzo di pane (bighe) al giorno (lit/kg 108), 1 kg di bistecche di cavallo (lit/kg  880) due volte alla settimana, poi latte, pasta asciutta, da bere l'acqua del rubinetto, le sardine fritte una volta la settimana e poco altro. Dimenticavo il caffè, per il quale c'era un rituale segreto riservato a mio padre (una miscela di orzo poi il FRANCK e un terzo del totale in caffè vero, spesso di provenienza più o meno legittima dal porto. Il tutto macinato e miscelato e lavorato in una monumentale cuccuma e di esclusiva fattura settimanale di mio padre.

Naturalmente la pasta, 800 grammi, condita con il ragù era per il pranzo e la carne con un po' di patate a cena. Il tutto non cambiò molto negli anni universitari del triennio a Bologna, anche se lì apparve una dieta più variata. Ero ospite della mia preferita zia Carolina, di soli 13 anni più di me e andavo e venivo in treno da Castelbolognese a Bologna partenza il lunedì, ritorno il venerdì sera e i vitto era tutto sommato spartano ma sostanzioso, mattino rigorosamente latte, pranzo mensa dello studente con primo (pasta), secondo (non sempre identificato), pane e acqua. La sera quasi sempre fornellino in camera, due uova fritte e poco altro. Fine settimana... grazie grazie ... zia!

Ed è con questi ricordi che mi son messo a dieta, riducendo drasticamente le quantità di pasta, pane e simili, abolendo l'abituale bicchierozzo di vino e mantenendo il soppiatto furto di qualche biscotto durante il giorno. Il tutto da quattro settimane quasi eroiche e il calo di circa 3 kg (da 90 a 87), testimoniato anche da qualche buco aggiunto alla cintura...

Durerà? c'è il non casuale punto interrogativo...



 

lunedì 13 giugno 2016

da un TEMPO LONTANO

E' solo un LINK (trovato per caso) di una specie di autobiografia e che  per me è come un mondo ritrovato della mia lontanissima adolescenza in quella meravigliosa città che, per me, è stata
Trieste...



e una CANZONE da OSTERIA


sabato 4 giugno 2016

a volte basta il BICARBONATO

Non ho l'intenzione di inondare con le mie parole questo gruppo approfittando del silenzio di altri, è solo che particolari contingenze mi han fatto ricordare ACCADIMENTI (sic) decisamente lontani, come del resto dicono sia per chi ha già parecchio vissuto, in termini d'anni e non sempre d'esperienza e saggezza. Naturalmente ci vuole qualcosa per suscitare una emozione, un ricordo nel tran tran abituale di un vecchio pensionato, condizione quanto mai fastidiosa oggi. Nel mondo contadino dei miei anni lontani la pensione non esisteva, almeno che io ricordi, man mano che gli anni passavano c'era sempre una funzione, una mansione, un qualcosa di utile per tutti, a cominciare dal singolo, anche quando il capotribù aveva lasciato il campo al più adatto degli eredi, specie se la scelta era accettata e condivisa fra i vari concorrenti.
 
Ma non è di questo che mi piace oggi parlare, tutto era cominciato nella tarda mattinata di un paio di giorni fa, una volta finita la preparazione del rancio  per tutti, fossero umani o a quattro zampe. Qui a Platamona (SS) infatti non solo c'era la Lilla, affettuosa e scontrosa cagnotta di media taglia e di tante origini recuperata da oltre tre anni dal canile municipale di Cagliari, ma ci sono anche un paio di gatti che, abbiano o  meno un localizzatore portatile, arrivano puntualmente appena finisco di parcheggiare il vecchio e traballante furgoncino VW, che da oltre 14 anni mi porta in giro purché io lo rifornisca al momento giusto.
 
Fra un fornello e l'altro, improvvisamente m'era venuta voglia di andare fino alla spiaggia del villaggio, giusto per vedere com'era messo e, in fondo, sono solo poche centinaia di metri in mezzo alla pineta... Tutto bene, almeno subito, anche se gli addetti nei giorni prima avevano ripulito il sentiero, i giardinotti limitrofi e il vicino sottobosco accumulando vari mucchi di residui che sarebbero poi scomparsi qualche giorno dopo, liberando del tutto, e bene, il sentiero. Così l'impavido Benito pensò giusto di non deviare, in fondo era solo un banale intreccio di foglie e ramaglie senza particolari intoppi e rischi e poi è cosa maschia e rude fregarsene di questi banali ostacoli così facili da calpestare e addomesticare...
 
La cosa però si complicò un po' di ore dopo con la comparsa attorno all'orlo del calzettone sinistro di tutta una corona di macchie e una quasi foruncolosi diffusa via via sempre più fastidiosa e dolorosa. Roba da pronto soccorso? Non scherziamo, era già ormai sera e vabbè passerà, chi non ha in casa una qualche crema lenitiva o anti qualcosa... in effetti l'eccezione ero io e così in qualche modo cercai di lenire l'andazzo aspettando giorno e rimuginando. 
 
E, infatti, il mattino dopo l'aspetto era decisamente preoccupante, oltre che doloroso, e sembrava proprio quel che mi era accaduto  l'estate di anni prima, nel 1949, agosto, residenza estiva del Seminario Vescovile di Imola, a Monte del Re, comune di Dozza Imolese. (Combinazione a Dozza era nato il mio nonno Cremonini "Augusto", poi baldo giovane anarcoide di buona famiglia scappato a Trieste dove etc. etc.).
 
Già, nel 1947 (dal 1945 ero in collegio a Villa San Martino di Lugo, assieme a tanti altri più o meno "con problemi") avevo convinto assistenti, genitori ed etc. che volevo andare in Seminario per diventare prete (vescovo, cardinale, papa), nonostante mia madre, laica fascista e poco alfabeta, sostenesse "mei mort che prit". Ma questa è un'altra storia e già raccontata anni fa.
 
Lì, a Monte del RE, era una pacchia, c'erano tante ore libere per andare a zonzo fra i calanchi e, anche se io avevo una gamba farlocca, per l'andare su e giù fra ginestre, ruzzoloni e risalite faceva arrivare subito sera e nessuno rompeva se la nera divisa con giacca a collo alto si era un po' molto impolverata. Poi c'era anche altro, come andare in giro per la cerca passando da casa colonica a casa colonica a raccogliere uova, polli, conigli per la festa parrocchiale dell'ultima domenica d'agosto con l'annessa "pesca". Fra l'altro, e per inciso, sempre in occasione di quella festa alcuni di noi seminaristi eravamo impegnati in una commedia e quell'anno fui compreso anch'io dove io, nella parte di un vecchio padre con un monologo che si concludeva con un pianto desolato.
 
A ripensarci non so perché me l'avessero assegnata, ero il più piccolo di statura della mia classe,  zoppo, magro, con lasciti neonatali piuttosto evidenti ma evidentemente, bontà loro, forse compensati da qualcosa di diverso del solito.
 
Ricordo che il monologo finì con un applauso e i miei condiscepoli (eravamo oltre 150 dagli 11 anni fino ai circa 22/23 della consacrazione, oggi non arrivano a 15)  intonarono una canzone, le ragazze di Trieste, forse anche per cortesia e incoraggiamento o, era l'epoca, anche per sottolineare un certo anticomunismo-nazionalista visto che allora Trieste era TLT, territorio libero sotto amministrazione alleata anglo-americana (ZONA A), mentre la ZONA B era sotto amministrazione (e poi inglobata) Yugoslava con a capo, allora, il comunista maresciallo TITO. 
 
Ma torniamo a bomba, torniamo al viaggio fra i calanchi da casa colonica
 
 
 
di calanco in calanco fino all'inevitabile capitombolo in mezzo ai cespugli di ginestre e poi fino a finire nel solito nido di vespe con l'intervento provvidenziale, ed esperto, di uno dei miei compagni che appoggiò, giusto sopra alla puntura sul collo, la lama del suo coltellino tanto che poi non ci fu conseguenza. Ma furono ben maggiori le conseguenze sulla gamba sinistra che per un qualche mistero era finita contro un avanzo di ferro con conseguente sgorbio e l'aggiunta di punture di rovi e di ortiche.
 
Ci vollero settimane per guarire, con pus e altre simili cose e cicatrici residuali. Ed è qui che arriva l'assonanza con l'incidente del sentiero marino di questi giorni visto che ci fu chi mi disse: occhio alle ortiche  e il GRANDE CHIMICO sottoscritto non capì. Allora aggiunsero, guarda su GOOGLE,  e il grande chimico con sufficienza andò ... e scoprì che era utilissimo intervenire con il BICARBONATO, come vien ben illustrato qui.
 
Chissà come sarebbe andata se in quel lontano 1949 qualcuno avesse suggerito il BICARBONATO, di ceto non avrei avuto l'occasione di riandare a quegli anni così lontani, eppure così vicini quando tornano nei ricordi. Gli anni sembrano così lunghi all'inizio e così veloci quando crescono di numero.
 
C'EST LA VIE!