mercoledì 30 marzo 2016

Un amore

“È impossibile, e tu sei impossibile” sibilò in un sussurro, più a se stessa che all’uomo che la stava osservando con un’espressione tra il riprovevole e  l’indifferente.
Indossò il suo vestito, abbandonato la sera precedente  sulla  sedia, prese la sua borsa ed uscì. L’aria fresca del mattino le arrivò come una sferzata in pieno viso, ricordandole  che su quella sedia,in quella stanza da letto ove si era consumata la rottura con il suo passato, aveva lasciato la sua anima.

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Questo è il gioco dell'incipit. Ognuno di noi, senza alcuna scadenza imposta, pubblica l'inizio di un racconto, ricordandosi di allegare l'etichetta "gioco incipit". I commentatori  dovranno continuare il racconto come meglio piace loro. 
Il "senso" del gioco  consiste  nel mettersi alla prova ognuno attraverso la propria inventiva e fantasia e, allo stesso tempo, rappresenta una occasione  per "comunicare" , per  stare insieme, per "fare gruppo" . In corso d'opera, e se arriveranno migliorie, si potrà cambiare impostazione del gioco, ovviamente.

sabato 26 marzo 2016

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La vita è come una sorpresa dell’uovo di Pasqua: ti aspetti una serie di meraviglie e ti arrivano solo portachiavi.
Auguri a Tutti

lunedì 21 marzo 2016

SORPRESA...

Come sempre avevo fatto un passaggio per di qua, senza leggere novità che già non avessi letto, o riletto. Tranquillo, mi son detto, campo libero. Fin troppo libero, anzi, e proprio il pensiero di tediare il colto pubblico e l'inclita guarnigione con le vicende del povero kreben poco più che adolescente e alle prese con salite e discese nell'infero universitario mi ha suggerito che non era proprio il caso.
 
E così ho proceduto a rovistare in cucina per mettere insieme un po' di cose commestibili da rude uomo di terra. Tutto tranquillo finché l'ossessiva ossessione dei radiogiornali di RAI 3 non mi ha ricordato che, proprio oggi, e come ogni  anno da po' era la giornata addirittura mondiale della poesia.
 
Piantato lì il mio minestrone ottenuto in pentola a pressione con tutti i possibili avanzi in qualche modo vegetali (con aggiunta dei residui di suinerie e croste di formaggi forse parmigiani) mi ha colpito il nome dell'ALDA MERINI... Son corso di nuovo quindi qui, da vile meccanico qual sono, proprio qui e certo di trovare di ché sognare, sorridere e, ma qui non era possibile, magari sogghignare.
 
E invece NO, qui amano veramente la POESIA, quella poesia che non ha schemi e/o date (e di averlo pensato me ne SCUSO) e allora torno al mio piatto solitario pensando che mi sarebbe piaciuto scrivere un sonetto su quel sedano, quel po' di cavolo, quel po' di legumi e di avanzi di pancetta  e grana padano, che nonostante tutto a volte sono più appetibili di caviale e champagne.
 
Buona PRIMAVERA 2016, anche quest'anno è arrivata...

mercoledì 16 marzo 2016

sequel 4.0 GLI STRASCICHI

Sì, ma non era stato poi così indolore il rientro nella normalità, perché fra il naufragio e la rinascita eran passati quasi due anni accademici. L'intero corso di laurea era di 32 esami fra grandi, normali e tranquilli. Aggiungete che gli esami del triennio si potevano fare solo dopo la chiusura "utile" degli 11 esami  del biennio e gli altri 20? E poi mamma Valda (come le pastiglie come amava dire mia madre) non era  facile da imbrogliare, anche se era molto protettiva con il suo anatroccolo nato un po' fisicamente disturbato. E così, casualmente, il LIBRETTO ogni tanto si arricchiva artificiosamente di esami, con relativi voti, per giustificare il passar del tempo.
 
Poi avvenne quel che non era previsto, con me a Bologna c'era anche un altro coetaneo venuto via da Chimica a Trieste con me. Lui era più normale, di famiglia senza particolari problemi economici, viveva in modo più goliardico in senso classico il periodo universitario. Il padre aveva una attività in proprio di manutenzioni e installazioni idrauliche, il fratello più piccolo (di un paio d'anni) aveva deciso di succedere al padre e TOIO, il mio amico e collega di sofferenze, si sarebbe laureato. Non che le distrazioni fossero travianti, sane serate di briscola e tressette, un po' di biliardo e, se capitava, qualche distrazione non troppo impegnativa come allenamento per il futuro. Così avvenne che tornato il Toio (diminutivo di Vittorio) casualmente a casa, a Trieste, incontrò, sempre per caso mia madre e, l'infame, alla battuta di mia madre "allora la laurea si avvicina" rispose: ma se ci mancano ancora 18 esami...
 
Proprio in quelle settimane c'era in giro la notizia che la RAI bandiva un concorso per annunciatori e io ci pensavo seriamente anche perché in radio potevo andare bene, comunque io fossi, ma la voce... quella era SPLENDIDA (così dicevano i miei amici in FUCI quando giocando con un gelosino recitavamo qualche avventura improvvisata in stile vagamente cinematografico, solo AUDIO)...
 
Qualche scusante l'avevo, era stato risolto il problema alla gamba destra nata male e finalmente si era deciso, in accordo con il primario ortopedico, di amputare il guaio congenito e tutto era andato per il meglio. Un po' di fastidio se arrivava l'autobus e non potevo correre per prenderlo e un senso di colpa se ballando finivo sul piedino della dama senza che io me ne accorgessi se non dallo sbiancarsi del viso che avevo di fronte... ma ne avevo viste di peggio: quella che  temevo seriamente era la Valda... 
 
E invece mia madre con una scusa scese in Romagna, volle che ci parlassimo serenamente e ci parlammo infatti, da adulti, e tutto cambiò. Come già detto finalmente arrivò la Fisica famosa (dopo aver cancellato dal libretto i voti e le firme fasulle con la scolorina da bravo chimico), alla prima sessione di ottobre passò la prima infornata di altri 4 esami, a febbraio altri 3 ed intanto ero stato accettato in internato per la tesi sperimentale dal prof. Meyer, arrivato giusto dagli USA (sempre se a giugno luglio me ne fossero rimasti  solo 6).
 
Se tutto andava come si deve nella ondata dell'ottobre 1961 avrei finito.
 
Andò, quasi così, come si vedrà.

domenica 13 marzo 2016

Nuovo Miracolo Italiano

Avete letto su un diffuso quotidiano nazionale la notizia secondo la quale un gruppo di ricercatori  dell’Università Federico II° di Napoli  ha pubblicato, su una rivista internazionale specializzata, la storia di un paziente "guarito" ma in realtà è morto? Ora i professoroni che hanno pubblicato l’articolo sono sotto accusa, hanno ritirato la ricerca e devono anche delle scuse alla rivista.  Non è il primo caso , in tempi recenti, non sarà l’ultimo.  
Forse sono io ad avere poca memoria, ma fino a 20 anni  non mi ricordo casi simili.  E non si tratta solo di atenei meridionali, casi simili sono venuti alla luce   anche in altre università, tant’è che c’è stato bisogno dell ’annuncio – meno di un anno fa,  sia da parte del Cnr sia da parte della ricercatrice e senatore a vita Elena Cattaneo che si sta lavorando alla definizione di linee guida per minimizzare i casi di misconduct  (cattiva condotta) nelle università e nei centri di ricerca del nostro paese.
Per non parlare  degli esami, per esempio di analisi matematica,  al "prestigioso" Politecnico di Torino, dove gli esercizi si riducono a test a crocette. Forse perché così i voti sono più alti e c’è più gente che si laurea con 110/110 e magari la lode? E così l’ateneo vola  in alto in classifica, per ottenere  "vari ed eventuali riconoscimenti"….
Posso dire che schifo? Lo dico.  Ma possibile che dal sistema scolastico a quello sanitario, dalle tutele sindacali  a quelle familiari stiamo copiando il peggio del peggio del sistema statunitense, senza avere la regolamentazione sociale che loro hanno ? Il bello, diciamo così, è che  in USA  stanno cercando (o meglio, Obama ha cercato) di migliorare qualcosa, specie nel sistema sanitario, prendendo a modello quello che finora (sigh!) era quello italiano. 


e visto che siamo in periodo pasquale....


martedì 8 marzo 2016

DONNE di SEMPRE

Riprendo un mio vecchio post di kriminalkreben non tanto e non solo perché oggi è il rituale giorno alle donne dedicato, ma come testimonianza che l'Italia profonda spesso si è mossa in modo determinante quando quella che qualcuno ama definire "l'altra metà del cielo" ha deciso di esporsi con segnali concreti e non è casuale che il segnale sia partito da regioni apparentemente "codine". Il segnale parte da quelle regioni perché è lì che le donne attraverso il lavoro esterno in agricoltura, e anche in fabbrica, trovano occasioni di incontro e di scambio di opinioni e di conoscenze.

 
 ERA FEBBRAIO 1945. ANZI era il 2 giugno 1946...



Siamo nel 1945 nei fatti ci sono due ITALIA, quella al di là della LINEA GOTICA dove si stava cercando di avviare una ITALIA DEMOCRATICA, e quella dove vivevo io e molti altri dalla Linea Gotica verso Nord, ancora in attesa che l'occupazione tedesca finisse. E così non avevo ricordi di prima mano se non perché proprio oggi per caso leggevo una notizia: il giorno 31 gennaio 1945 veniva decretato il suffragio elettorale femminile, con effetto a partire dal 1 febbraio 1945.

Il 30 gennaio 1945 nella riunione del consiglio dei ministri, come ultimo argomento, si discuteva del voto alle donne. La questione fu esaminata con poca attenzione ma la maggioranza dei partiti (a esclusione di liberali, azionisti e repubblicani) si dimostrò favorevole all'estensione. Il 31 gennaio 1945 venne emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni. Le uniche donne ad essere escluse erano citate nell'articolo 354 del regolamento per l'esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza: si trattava delle prostitute schedate che lavoravano al di fuori delle case dove era loro concesso di esercitare la professione

Interessante notare che non erano d'accordo LIBERALI, AZIONISTI, REPUBBLICANI. In pratica i partiti che rappresentavano meglio la classe dirigente erano tutti contrari e cioè CONTRO erano la CULTURA UFFICIALE, quella delle Università, delle Accademie, i GRANDI GIORNALI e poi i potentati dell'  ECONOMIA, della BUROCRAZIA.  Persino Mussolini, sollecitato da D'Annunzio, aveva sollecitato un diritto al voto femminile limitato alle elezioni amministrative (poi non se ne fece niente perché preferì i Podestà ai Sindaci).

Concretamente la prima volta che le donne poterono esercitare questo diritto fu in occasione del Referendum, e quindi per la scelta fra Repubblica e Monarchia. Chissà se fosse per in qualche modo orientare il risultato anche del Referendum  prossimo venturo. Certo l'assenso pubblico di Pio XII al voto femminile partiva dal presupposto   di un migliore controllo rispetto  a quello del PCI e degli altri CATTIVONI.

Che sia stata avvertita come una grande conquista ne ho avuto una piccola dimostrazione da un quaderno a righe, stile elementari, ritrovato anni dopo fra le cose di mia madre con sopra incollati pezzi di volantino relativi a tutto questo e poi alle elezioni successive. Io all'epoca ero prima in collegio e poi in Seminario fino alla fine delle medie inferiori.

La foto d'apertura è uno specchio dell'epoca, specie se si pensa che viene da un paesino del padovano e non è casuale questo muoversi in gruppo alla faccia dei vecchi facendosi coraggio l'un l'altra.

 

domenica 6 marzo 2016

Le donne son donne l’otto marzo, ma anche il nove, il dieci, l’undici, …

Da domani (e per altri pochi giorni, poi calerà il silenzio) scorreranno sul web fiumi di parole, frasi, immagini sull’otto marzo.
Qualcuno parlerà di festa, qualcuno di  giornata internazionale; qualcuno andrà al ristorante con le amiche, qualcuno in piazza a  dir qualcosa.  Io, sinceramente, mi sono stufata  di assistere ogni anno  alla solita tiritera, dove a parlare sono quasi sempre uomini, gli stessi che a parole  esaltano la figura femminile  e nei fatti la trattano da elemento secondario, giudicando i suoi gesti, limitando la sua libertà, legiferando sul suo corpo, etc. etc.
E se invece parlassimo di donne in maniera un po' diversa? se parlassimo  di femminilità? 
Domanda secca: cos’è? Se non vogliamo scomodare  sociologa, antropologia, psicologia, etc,  è semplice rispondere qui: è l’insieme delle caratteristiche psichiche, fisiche e comportamentali di una donna. In una sola parola: valore. Eppure, diciamocelo, quanti, parlando di femminilità, pensano al valore di una donna e non al suo corpo?
Il pregiudizio, a volte, sfugge  al controllo della mente. Si dice femminilità, si pensa seduzione. Si pensa seduzione e ci viene in mente la “femme fatale” quella adotta strategie seduttive per raggiungere i suoi obiettivi o, semplicemente, essere al centro dell’attenzione. Eppure esiste una seduzione  che è slegata da questi stereotipi, è la seduzione  che,partendo dall’anima, si esplica in una “energia vitale” e coinvolge la donna nel suo essere completo.

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giovedì 3 marzo 2016

IL CORVO

                                                 


                                                  Da bambino mi cantavo una canzone:

Tre ragazze in mezzo a un prato…
il mio cuore vola...!
   Il mio cuore vola...! “

Il loro passaggio all’orizzonte,
dove su una luna larga e rotonda,
la fantasia le disegnava,
come nere ombre fuggitive.

Le ricordo ora,
nel chiarore di un’alba grigia e fredda di Gennaio,
appeso alla grata di un seminterrato,
dinanzi al tombino di una fogna
e un corvo addomesticato mi saltella lugubremente attorno,
gracidando le parole del poeta:
Mai più, oh! Mai più!

Si ode il fischio di un treno,
un treno con un’aria d’altri tempi,
che sembra portare ancora i personaggi di un romanzo.

Luogo infame,
che invita ad un viaggio senza stelle.
E nel mezzo!

Sembravo veleggiare sopra la realtà,
sorretto da un sogno.
Mi vedevano apparire per una breve visita,
selvatico come una rondine che si posa per un attimo
e subito riprende il volo,
con un grido straziante
come il riaprirsi di una ferita.

Uno spirito alato trascinava con sé il mio corpo,
che pareva sfiorare il suolo.
La mia mente accumulava tante idee
e così in ressa si affollavano i sistemi,
le teogonie, le filosofie, le estetiche,
da trasformarsi in Cafarnao,
fin quando la cupola si incrinò.

E l’immaginazione!
Quella che sopprime la realtà
e giunge diritto alla chimera,
per creare fuori del tempo e del possibile,
e che doveva, a loro dire,
sfociare certo in un’allucinazione morbosa.

” E i Memorabilia di Swedenborg,
perdono forse per questo il loro fascino?!
Concedetemi almeno il merito dell’espressione,
l’ultima follia! “

Ebbi anche un amore:
dopo quelli che esaltano più l’immaginazione che il cuore,
come accade in gioventù.

Un Amore.

 Forse per troppo tempo la mia fronte indugiò sull’ombra,
quell’ombra che sempre cercai con tanta cura.
Lei ebbe pietà di me
e mi condusse qui, dove mi vedete:
appeso ad un cordone,
che la mia fantasia pretende
sia stato la giarrettiera di una regina.

Tre ragazze in mezzo a un prato…
il mio cuore vola...!

Il mio cuore vola.

4 marzo 1943 ... e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino


Marzo? 4/3/1943 ... Il brano, data di nascita di Lucio Dalla, che partecipò al festival di Sanremo del 1971 non prima, però, di accusare il colpo impietoso della mannaia censura; tant'è che, nella prima stesura, terminava con "e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino", rimaneggiato con "e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino", con buona pace dei "bigotti", visto che avrebbe dovuto portare il titolo "Gesù Bambino", perché anche su di esso "apriticielo" visto che si trattava di una ragazza madre. Inizialmente fece parte di un 45 giri poi confluito nell'album "Storie di casa mia", dove è presente "Il gigante e la bambina" cavallo di battaglia di Ron, ed anche "Itaca" ("Capitano che hai negli occhi, il tuo nobile destino, pensi mai al marinaio, a cui manca pane e vino?") laddove il Coro è formato dai lavoratori della RCA (etichetta discografica del disco) che interpretano il coro della ciurma di Ulisse.
Questo album che nelle intenzioni rappresentava una sorta di sperimentazione, sia per le voci che per le soluzioni musicali, prosegue nel percorso iniziano con "1999" in cui spicca "paff ... Bum" che ci rimanda alle sonorità sixties, fra il soul lo ye ye e l'orchestralità di quegli anni.
Io mi fermerei qui, perché il Lucio Dalla che conosciamo è quello che ci ha, davvero, regalato colonne sonore della nostra vita, brani che di volta in volta hanno segnato episodi importanti della nostra storia personale ed umana, almeno per quanto mi riguarda. Con le sue svolte musicali ora in senso cantautorale o nelle svolte pop, quandanche liriche. Dalla comunque è rimasto sempre se stesso, riconoscibile nel suo stile. Scrivere dopo 4 anni dalla sua scomparsa (1° marzo 2012) mi consente di avere un approccio distaccato, lontano dalle celebrazioni di Stato, radiofoniche e giornalistiche, fin troppo esagerate e d'occasione, e che ultimamente pare ne abbiano dimenticato persino il nome. Oggi ci resta una enorme eredità musicale che per una questione di brevità non potrei indicare o censire, una eredità che alberga nei nostri cuori, e che di tanto in tanto ci aggrada canticchiare, a volte nei nostri lunghi viaggi in macchina, nella solitudine, in punta di voce o mentalmente, immaginandoci la sua musica e, perché no?!, Lucio che suona il clarinetto come un cherubino che laicamente accompagna la nostra vita. Ciao "Capitano"




martedì 1 marzo 2016

Riflessioni della sera



Mio padre, classe 1919,  è sempre stato contrario al fatto di mettere al mondo dei figli. Diceva che si trattava di egoismo, che la vita è dura, che prima o poi si è costretti a soffrire, e che lui non voleva essere responsabile dell’infelicità dei propri figli. Ah, mia madre ci aveva messo del bello e del buono a convincerlo, dopo ben sette anni di matrimonio e mi raccontava sempre che, se non fossi stata concepita al primo tentativo, non sarei mai nata, perché mio padre era già tornato della sua idea.  Di fatto, lui non è mai stato in grado di sopportare il pianto di un bambino e scappava ogni volta lontano per non sentire nulla. Quelle volte in cui mi sono ammalata, poche per fortuna, si era ammalato anche lui, per la grande impressione che provava.

Col tempo, nei momenti bui, confesso di aver pensato spesso che, se non fossi mai nata, mi sarei risparmiata questa o quella sofferenza e, soprattutto, non sarei stata costretta a vedere la sofferenza nelle persone che amavo e che amo.

Ora, proprio in questi giorni, si parla molto delle coppie gay e della possibilità di sposarsi e di avere dei figli. Sarebbe una bellissima cosa se potessero legalizzare la loro posizione, poter ereditare dal compagno/a in caso di morte, ottenere la reversibilità. Sono d’accordo su questo. Sul fatto di adottare dei figli, ho qualche perplessità, perché non so se la società, o almeno una parte della società,  sia pronta ad accettare una situazione del genere. Si parla di amore, del fatto che un ragazzo che vive in un istituto sarebbe sicuramente felice se fosse adottato da persone che lo amano e fanno di tutto per renderlo felice, si discute di morale, di psicologia, di leggi … ma qualcuno avrà mai pensato di chiedere agli interessati un’opinione in merito?

Io ho chiesto a mio figlio come pensa si sarebbe sentito se avesse avuto due madri o due padri. Mi ha risposto che i suoi compagni di scuola, delle medie e del liceo, l’avrebbero sicuramente massacrato. Ricorda le prese in giro di certi compagni per il semplice fatto che parlavano il dialetto in casa, o perché erano grassi, o timidi, o avevano i brufoli. Se mai avessero avuto due genitori dello stesso sesso, sarebbero diventati lo zimbello da mortificare ogni giorno, il bersaglio preferito di sberleffi e battutine. Mio figlio, al solo pensiero, rabbrividiva. 

Magari per i figli dei vip, dei politici, delle persone ricche, che frequentano un ambiente altolocato ed acculturato sarà diverso, ma per i ragazzini e gli adolescenti che frequentano la scuola pubblica la vita potrebbe veramente non essere facile. Anche il rapporto con l’altro sesso potrebbe portare a dubbi, sospetti e fraintendimenti, con notevoli sofferenze psicologiche. Insomma, io sono favorevole a che le coppie omosessuali possano avere gli stessi diritti di quelle eterosessuali, ma se mi trovassi al loro posto rifletterei un attimino prima di soddisfare il mio desiderio di maternità.

 Come diceva mio padre: “Un figlio non chiede di venire al mondo, pensa bene al mondo in cui lo farai crescere “