Sì, ma non era stato poi così indolore il rientro nella normalità, perché fra il naufragio e la rinascita eran passati quasi due anni accademici. L'intero corso di laurea era di 32 esami fra grandi, normali e tranquilli. Aggiungete che gli esami del triennio si potevano fare solo dopo la chiusura "utile" degli 11 esami del biennio e gli altri 20? E poi mamma Valda (come le pastiglie come amava dire mia madre) non era facile da imbrogliare, anche se era molto protettiva con il suo anatroccolo nato un po' fisicamente disturbato. E così, casualmente, il LIBRETTO ogni tanto si arricchiva artificiosamente di esami, con relativi voti, per giustificare il passar del tempo.
Poi avvenne quel che non era previsto, con me a Bologna c'era anche un altro coetaneo venuto via da Chimica a Trieste con me. Lui era più normale, di famiglia senza particolari problemi economici, viveva in modo più goliardico in senso classico il periodo universitario. Il padre aveva una attività in proprio di manutenzioni e installazioni idrauliche, il fratello più piccolo (di un paio d'anni) aveva deciso di succedere al padre e TOIO, il mio amico e collega di sofferenze, si sarebbe laureato. Non che le distrazioni fossero travianti, sane serate di briscola e tressette, un po' di biliardo e, se capitava, qualche distrazione non troppo impegnativa come allenamento per il futuro. Così avvenne che tornato il Toio (diminutivo di Vittorio) casualmente a casa, a Trieste, incontrò, sempre per caso mia madre e, l'infame, alla battuta di mia madre "allora la laurea si avvicina" rispose: ma se ci mancano ancora 18 esami...
Proprio in quelle settimane c'era in giro la notizia che la RAI bandiva un concorso per annunciatori e io ci pensavo seriamente anche perché in radio potevo andare bene, comunque io fossi, ma la voce... quella era SPLENDIDA (così dicevano i miei amici in FUCI quando giocando con un gelosino recitavamo qualche avventura improvvisata in stile vagamente cinematografico, solo AUDIO)...
Qualche scusante l'avevo, era stato risolto il problema alla gamba destra nata male e finalmente si era deciso, in accordo con il primario ortopedico, di amputare il guaio congenito e tutto era andato per il meglio. Un po' di fastidio se arrivava l'autobus e non potevo correre per prenderlo e un senso di colpa se ballando finivo sul piedino della dama senza che io me ne accorgessi se non dallo sbiancarsi del viso che avevo di fronte... ma ne avevo viste di peggio: quella che temevo seriamente era la Valda...
E invece mia madre con una scusa scese in Romagna, volle che ci parlassimo serenamente e ci parlammo infatti, da adulti, e tutto cambiò. Come già detto finalmente arrivò la Fisica famosa (dopo aver cancellato dal libretto i voti e le firme fasulle con la scolorina da bravo chimico), alla prima sessione di ottobre passò la prima infornata di altri 4 esami, a febbraio altri 3 ed intanto ero stato accettato in internato per la tesi sperimentale dal prof. Meyer, arrivato giusto dagli USA (sempre se a giugno luglio me ne fossero rimasti solo 6).
Se tutto andava come si deve nella ondata dell'ottobre 1961 avrei finito.
Andò, quasi così, come si vedrà.
Anche il trucco di non portare il libretto all esame non era male. Giusto per pararsi contro il Doc che guardava certi esami propedeutici. Ricordo un nostro amico che non si capiva come facesse a giocare a carte fino all'alba ed essere presente in tutte le feste e festini ed il suo libretto ricco di super voti. Si capì quando, verosimilmente prossimo al termine si inventò una rissa col docente relatore di tesi per cui decise di andare all estero per trovare ispirazioni. In realtà non usò mai la scolarità, ne avrebbe dovuto usare parecchia
RispondiEliminaScolorina. ..
RispondiEliminascolorina e scolarità a volte son sinonimi, armi segrete per mantenere nascoste magagne. Saluti.
EliminaIo non ci ho mai pensato ad usare la scolorina[img]http://www.freesmileys.org/smileys/smiley-basic/rolleyes.gif[/img] che pure ne avrei avuto bisogno in qualche frangente . Aspetto il sequel :)
Elimina