martedì 9 febbraio 2016

Il graffio del long playing

Seduto nella panchina della stazione, da uno sguardo al biglietto, l'orario di partenza, l'arrivo. Lo rigira in continuazione, in realtà il suo sguardo va altrove. Il tempo ci sarebbe, anche per un caffè. Ma non ha voglia di alzarsi e fare quei pochi passi verso il bar della stazione. Guarda i passanti, tutti con una grande fretta, o verso i binari, o a ritroso verso l'uscita. Hanno uno sguardo perso nelle loro storie, si capisce che quello è un posto di passaggio, non ci si può appassionare a quei luoghi. La testa dei passanti è immersa altrove. Si è portato un libro che contava di terminare quella giornata che si profilava noiosa ed oziosa, forse riuscirà a terminarlo sul treno. Chi parte o ha affrontato viaggi lo sa, cosa ti passa per la testa. Il vociare di una scolaresca sempre più chiassosa arriva da una stradina laterale per sparire dentro la stazione, una coppia di giovani fidanziati che discutono animatamente,
lei non vuole che lui parta, ha paura che la lasci nonostante le sue continue raccomandazioni, appena giunge in direzione della panchina dove lui è seduto lascia cadere un giornale piegato e stropiciato; lui non capisce perchè non l'ha buttato nel cestino, magari l'ha fatto a posta per consentirgli di leggerlo. Lo apre, lo sfoglia distrattamente e velocemente, fra le consuete notizie di cronaca, i continui allarmismi sulla sicurezza che infestano i mass media. Nella pagina culturale la notizia della morte del chitarrista degli Eagles. ... "pensa un po' come funziona la memoria", dice tra se. Si ricorda quando da ragazzo aveva atteso l'uscita del disco in vinile Hotel California. L'aveva prenotato nel negozio del capoluogo, atteso l'arrivo per due settimane. Diede l'incarico al noleggiatore che si recava quotidianamente in città e parcheggiava nella piazza vicina al negozio di dischi dove scendevano i passeggeri che avrebbe ripreso in tarda mattinata dopo aver svolto i vari incarichi e commissioni. Dopo pranzo il L.P. era nelle sue mani, con tutta calma aveva tolto il cellophane che ricopriva la copertina, estratto il vinile e messo subito nel piatto. Tutto perfetto, emozionante. Non stava nella pelle. La seconda traccia, New Kid in Town, però, saltava, dannazione!, proprio nella strofa dove canta "...johnny-come-lately, the new kid in town,everybody loves you, so don't let them down ..." . Lui he era un precisino, che detestava i graffietti sul disco figuriamoci il solco, con una calma olimpionica tolse il disco dal piatto giurando di correre in città e farla pagare al negoziante truffaldino, era su tutte le furie. Ripresosi dall'ira pensò che il negoziante non l'avrebbe sostituito con una copia senza difetti, già, il L.P. era incellofanato. Facendo di necessità virtù pose una monetina da 10 lire sopra il bracetto della testina e si gustò il disco per tutta la giornata. Quel disco dopo innumerevoli ascolti fu messo da parte insieme a tanti altri ricchi di graffi per l'usura. Ricorda, ora, che l'avrebbe venduto insieme ad altri tanti anni dopo per recuperare qualche banconota, servivano dei contanti per pagare la pigione della stanza, anche questi erano ricordi poco piacevoli che aveva cercato invano di cancellare. I ricordi non ti lasciano, vengono solo accantonati, lasciati in pace, sono loro che ti chiamano e ti assalgono quando meno te l'aspetti. I ricordi, anche i peggiori, servono per darti la certezza che i fatti sono accaduti e che, in un modo o nell'altro, anche se ti hanno lasciato un segno, hai superato le difficoltà, o che hai cambiato pagina. anche perchè a cosa servirebbero se non come monito, almeno quelli negativi. Ed ora col suo bagaglio di ricordi è lì, nella panchina, in attesa della partenza che si avvicina inesorabilmente. Per affrontare un altro viaggio. Non sa cosa lo aspetta. Sa che è necessario. Ha cercato per anni quel qualcosa che gli avrebbe consentito una vita migliore. Al bivio delle due scelte aveva scelto sempre, a suo dire, l'opzione peggiore. Stavolta, forse, no. Almeno, stavolta, aveva deciso che qualsiasi cosa sarebbe stato il meglio.

«Gli uomini», disse il piccolo principe,«si imbucano nei rapidi, ma non sanno più che cosa cercano. Allora si agitano, e girano intorno a se stessi...» (Il Piccolo Principe - Antoine De Saint Exupery)

16 commenti:

  1. Splendido racconto che,penso sicuramente sbagliando, abbia molti tratti autobiografici :)
    Una cosa ci accomuna, almeno quelli che siamo qui, credo: siamo la generazione del vinile, del mangiadischi geloso o dei più solenni giradischi, magari con la tromba ... solo dopo sarebbero arrivate le musicassette.
    Già... le scelte. Chi non ha dovuto farne? Nessuno credo... e si pensa sempre di aver sbagliato strada, ma naturalmente non è così, chi potrebbe dire come sarebbero andate le cose facendo altre scelte , altre strade?
    Che nostalgia di un tempo passato, mi ha provocato questo racconto! :) Sarà che noi umani siamo portati a pensare che il passato sia sempre più bello del presente. forse perché tendiamo a dimenticare le cose spiacevoli per trattenere nel ricordo solo le cose belle???
    O forse era davvero così, con una società molto diversa da quella attuale, meno edonista, meno egocentrica, con valori forse un po' schematizzati ma vivi?

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    1. La nostra è la generazione che ha conosciuto il vinile la musicassetta, alcuni reperti di stereotto, il cd e la musica cosiddetta liquida. Ma sopratutto ha conosciuto la penna con cui ha scritto stupende pagine di letteratura ( non io) . per il resto questa storiellina è partita da un oggetto il lp che ancora ho, che mai ho venduto, ma che invece è capitato purtroppo per un bootleg di david bowie, venduto per 10 mila lire, quando oggi sarebbe valso una fortuna

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  2. pensate un po' a IO che son quasi fermo a Nilla Pizzi e il suo LUI. Con un recupero negli anni de Il Cielo in una stanza... Per non parlare di quando canto da solo in macchina che magari oscillo fra GIARABUB o bella ciao o bianco padre che da Roma... Per chiarimento sarei anche NITOKREMA o su facebookke Benito Cremonini

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    1. Tu scherzi. I miei ricordi si fernano al secolo scorso. Cone tutti noi del resto

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  3. Quando si è più giovani si è proiettati verso il futuro, si hanno tanti progetti, sogni, desiderio di quella vita che è ancora tutta da vivere. Passano gli anni e ci si rende conto che il passato sta diventando molto più lungo del futuro, ci mancano le persone che hanno condiviso parte della nostra vita, le emozioni giovanili, i momenti vissuti con l'intensità dei giovani anni. Ecco che allora la musica e gli oggetti diventano potenti strumenti che ci portano indietro a quelle sensazioni, a quella gioia, a quelle emozioni che abbiamo vissuto nel passato e condiviso con le persone più care e importanti. Tornano anche i rimpianti, la sensazione di aver commesso scelte sbagliate e il desiderio di poter cambiare ancora qualcosa. Forse, con la trovata saggezza, sapremo far tesoro dei nostri sbagli e scegliere il treno con la direzione giusta, chissà!...

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    1. Hai centrato in pieno. Quando si parte da un oggetto ti si apre un mondo di ricordi

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    2. Eh sapessi quante volte mi succede di prendere in mano un oggetto e di sentirmi trasportare nel passato! E' un'emozione che conosco bene e che, spesso, mi fa sentire "le farfalle nello stomaco".

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  4. "Ho appoggiato la testa al finestrino e vedo sfilare il retro degli edifici, come se fosse il piano sequenza di un film. E' una prospettiva unica, ignota persino agli stessi abitanti di quelle case. Due volte al giorno, solo per pochi, fugaci istanti, ho l'opportunità di sbirciare nella vita di quegli sconosciuti. C'è un che di rassicurante nel vederli sani e salvi tra le mura domestiche."

    Citazione tratta dal libro che ho appena finito di leggere, La ragazza del treno di Paula Hawkins, che calza alla perfezione con il tuo racconto, che trovo profondamente intimo oltre che nostalgico…
    Mi hai commosso!

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  5. mai letto qualcosa di Paula Hawkins. Grazie per l'affinità con la scrittice, il mio post è ovviamente poca cosa, scritta di getto

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  6. Personalmente è stato un ottimo, apprezzato spunto di validare il senso pratico di quando riuscii adolescente a guadagnarmi il mio piatto allungando il margine dell'orizzonte ai nastri, tutto era caricato in una forma espandibile a qualsiasi soluzione (e rivoluzione) - nessun insuccesso in previsione, con la voglia si ritrova ancora quando si ha la considerazione che il giro non sia mai del tutto compiuto, e si continua a girare, come il Piccolo Principe intercetta, più o meno praticamente...sperando di non andare mai di non andare mai troppo fuori giri. E con inalterato intendimento di poter dare ancora accettabile lettura, con qualsiasi sopportabile contrappeso, alle prossime svolte con l'esercizio sugli intrecci musicali che meglio si preferiscono.
    Letto in ritardo, ma all'anima ... tutto d'un fiato, e con un buon sospiro di consapevolezza in chiusura. Ampiamente "catturato" ringrazio.
    Raymond
    Ps. ho un amplificatore Marantz, i piatti Lenco e Technics... anche comporre gli "impianti" era molto divertente.

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    1. ringrazio te per il commento tuttodunfiato. Ricordo le recensioni nella rivista ciao2001 con tutti i dettagli tecnici dell'ampl marantz, e dei vari piatti allora "à la page". Io, aimeh!, possedevo davvero pochi din din, quindi mi dovevo accontentare di un piatto amplificato che tanti dolor di capo dti creava in particolare la sostituzione della puntina che con l'uso diventava una zappetta rovinando inesorabilmente i vinili.

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  7. In passato, ho suonato decine di volte Hotel California e mi ricordo ancora benissimo quando imparai l'assolo ( allora si chiamava " sviso " ) della chitarra. Andai dai ragazzi del " complesso " e tutto tronfio cominciai a suonarlo, fantastico!
    Grazie del passasggio
    Roberto

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    1. quell'album era un ottimo lavoro, forse il troppo ascolto mi ha fatto disamorare, anche perchè passai all'ascolto di musica ben più "ruvida", il post punk, il rock degli Who e Led Zeppelin. New kid in town resta comunque fra le mie preferite, anche rispetto alla stessa Hotel California. Anche The Last Resort resta fra le mie preferite di tutto il repertorio degli Eagles https://www.youtube.com/watch?v=p4zR9r9olOg

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  8. Degli Eagles ho sempre preferito il precedente Desperado che ancor di più mi rimanda ai bei tempi andati. Non so se il passato sia veramente stato migliore del presente, penso piuttosto che da ragazzi forse sentivamo il mondo più 'nostro', come un terreno inesplorato nel quale eravamo destinati a correre cogliendo in libertà ogni occasione. Ci sentivamo, forse, più a nostro agio in quel tempo che non in questo, adesso. Per dirla con il già citato Saint-Ex, si aderiva al mondo come un albero aderisce al vento in tutta la sua altezza. Ma forse era solo illusione. Passa il tempo e con lui le occasioni.
    "E poi un giorno ti accorgi che dieci anni sono passati
    Nessuno ti ha detto quando iniziare a correre, hai mancato il segnale di partenza."
    P.F., 1973

    p.s.
    Bentrovati.

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    1. Salve Dodo. Benvenuto in questo spazio e nelle nostre diacussioni. Spazio che ci consentirà di scambiare opinioni senzazioni e con-dividere esperienze. Il post nasce a volte per caso ed a volte puo essere costruito. Questo nasce dopo aver ascoltato, per caso, gli Eagles che mi hanno fatto ricordare una serie di fatti dei miei anni verdi. Desperado è senza dubbio un bell album. Ben costruito e con un sound consolidato. Hotel California però li ha lanciati nel mondo perché ha un suono curato con testi accattivanti. Per anni non li ho più ascoltati, forse perché ne feci indigestione. Questi gg li sto apprezzando nuovamente.
      Mi auguro a breve di leggerti in questo gradito spazio offertoci, visto che lo aveva già aperto e poco utilizzato, la cara amica Perla

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  9. Al tuo bel commento, Dodo, risponderà Bardaneri, intanto ti porgo il benvenuto... forse è meglio il bentornato :)

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