Sei lì che un po' guardi e un
po' ascolti e un po' gratti il naso a Lilla che dopo un po' è stufa e scopre i
denti tanto perché è giunto il momento di BASTA ed è quasi ora per la pappa,
senza perder tempo in convenevoli ed ecco che si apre con una notizia che
neppure ti immaginavi, la morte di Umberto Eco. Inaspettata, era qualche poco
fa che partiva per una nuova partita editoriale e rompere così, finalmente, un
rapporto editoriale con l'insopportato padrone della Mondadori. Ma non scopri
solo questo nella notizia, scopri di essere quasi coetaneo, e che l'ombra della
signora con la falce è proprio dietro l'angolo, sol che tiri un po' di vento,
si sposta la tenda, la finestra è già aperta e zacchete e lo spettacolo è
chiuso.
Ma l'essere quasi coetanei, lui
1932, io 1936, spiega tuttavia alcune simpatie istintive nonostante quei 4
anni, già perché quando l'Italia chiama alle armi lui era già alle elementari,
io no, quando si chiude e si passa alla cosiddetta democrazia lui va alle medie
e io veleggio nelle elementari ma in quegli anni in cui tutto cambia, casa,
amicizie, prigioni e morti, ci si rende conto che vivere chiede attenzione,
capacità, scelte. In fondo così si cresce più velocemente e concreti e in
qualche modo scettici, ma nel senso buono, quello delle domande e possibili
risposte. E poi se un po' l'hai seguito da grande, anche prima del grande
successo della cosa della ROSA, capisci che questo esser stato presente nel
momento di una transizione ti obbliga a leggerti dentro e fuori e rinunciare a miti,
cercare la semplificazione, vedere le superficialità, le mezze tinte ipocrite.
Altri diranno molte più cose e
più concrete, quello che io ho soprattutto apprezzato da piccolo manovale della
parola è la semplicità del linguaggio, la rinuncia all'insopportabile tono
aulico e sentenzioso epperò anche la utilità dell'invettiva specie se ironica.
Benandato dove, m'accorgo, anch'io non tarderò ad arrivare...
Sì, era molto ironico. Oggi ho seguito Vattimo in tv che ne faceva un quadro davvero molto bello. A me piacque molto, tra le tante cose, la lettera che scrisse al nipote sull'uso della memoria.
RispondiEliminaPassano gli anni e ti rendi conto che, pian piano, se ne vanno in tanti e sono ormai più numerosi quelli passati a miglior vita piuttosto che le persone che ancora si conoscono in vita. Se ne vanno amici e parenti e anche personaggi che hanno lasciato una grande impronta, dato tanto alla cultura e insegnato tanto a tutti coloro che li hanno seguiti ed apprezzati. Ci saranno ancora persone così in Italia, o i cervelli di oggi andranno tutti all'estero lasciandoci in balia della mediocrità?
RispondiEliminaQUELLI paludati, tipico dell'intellettuale italico, non spariranno mai...
EliminaE adesso proviamo...me l'ero scritto anch'io, tempo fa, il codice html, ma poi l'avevo usato solo poche volte e me l'ero scordato.
RispondiElimina[img] http://blogger.centoparole.it/wp-content/uploads/2014/09/umberto_eco.jpg [/img]
Che dire. Un proverbio africano dice che quando muore un uomo brucia una biblioteca. In questo caso la perdita è incalcolabile, direi un cataclisma
RispondiEliminaEra riuscito soprattutto a rendere praticabile per molti un linguaggio accessibile, spesso coinvolgente, senza pe questo rinunciare alla qualità.
Eliminain lui come pochi la capacità di confronto leale con l'espressione, quella del professore amico, l'aedo riconoscibile quale insegnante senza monito di rimprovero e nel contempo in grado di elevarsi alla perfezione del verbo mai fine a se stesso. Il massimo dell'esempio.
RispondiEliminaAnche se facevano due mestieri diversi a volte l'ho associato "per gioco" a Marcello Marchesi, fosse solo per lo spirito similare di esternazioni di vario genere.
Raymond
Forse perché entrambi pur prendendosi gioco del mondo FURBO mantenevano un certo decoro, magari tutti in grigio con la cravatta storta.
EliminaQuasi il CASTGAT RIDENDO MORES...
ovvio, era CASTIGAT...
EliminaOvviamente in questi giorni, tristi molto per la cultura, non si può non parlarne. Mi ha colpito l'intervista di Cacciari. Se uno come lui, che vola sempre altissimo ed è sempre parco di lodi, dice certe cose, vuol proprio dire che la perdita è stata grande... ingrandita da una malcelata incomprensione quando Eco era in vita. Peccato davvero per il Nobel mancato.
RispondiEliminatemo che anche molti degli intellettuali "normali" si siano adeguati per non restare fuori onda. Magari fosse l'inizio di un modo di essere intellettuali e letterati meno ingessati... Opinione, ovvia, di un maniscalco qualsiasi
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